Come molti genitori potranno testimoniare, l’igiene non è un concetto che possa, nella maggior parte dei casi, far davvero perdere il sonno ai propri bambini; le lenti a contatto potrebbero tuttavia costituire un’eccezione degna di nota. Molti potrebbero restare sorpresi da questa affermazione dato che compliance ed igiene sono di gran lunga i principali ostacoli per i professionisti nell’applicare le lenti a contatto ai bambini. Secondo il Professor Bruce Evans, non sono tuttavia questi i  fattori di cui si deve preoccupare. “Ritengo sia falso affermare che i bambini siano poco compliant”, sostiene il Professore. “Gestendo il bambino e il genitore in modo appropriato, avranno entrambi il massimo potenziale”. Il Professore è stato commentatore dell’evento “Tavola rotonda sui bambini e sugli adolescenti” tenutosi il mese scorso presso The Vision Care Institute di Johnson&Johnson di Wokingham. A questa tavola rotonda, presieduta dall’ editor di Optician Chris Bennet, hanno preso parte anche altri sette ottici-optometristi professionisti. “La preoccupazione che nutro è nei confronti di tutti i portatori di lenti a contatto, riguarda ciò che fanno a casa propria”, ha aggiunto il Professor Evans. “Sono i bambini a preoccuparmi di più sotto questo aspetto? No. Direi piuttosto gli studenti universitari. Sono i maschi ventenni  che pensano di essere indistruttibili che temo davvero”. ” Se forniamo a un bambino  insegnamenti corretti e insegniamo a un genitore ad essere la nostra spia sul campo e il nostro informatore, al bambino possiamo dire: “Se tuo padre o tua madre mi dicono che non ti lavi le mani o non cambi le lenti, saremo entrambi d’accordo nel fartene interrompere l’uso. La potenziale buona compliance da parte dei bambini è la migliore che si possa ottenere da chiunque”.

Preoccupazioni per l’igiene.

I partecipanti a questa sessione erano tutti grandi esperti  nel campo dell’applicazione delle lenti a contatto ai bambini. Un’indagine condotta da Johnson&Johnson ha dimostrato che l’igiene nei bambini in generale era il motivo di maggiore preoccupazione fra i professionisti, insieme alla loro capacità di seguire le istruzioni per la manutenzione delle lenti a contatto e al rischio di contrarre infezioni, come la cheratite microbica, e sviluppare eventi avversi. Sono stati individuati anche altri ostacoli, non ultima, la possibilità di convincere i genitori che le lenti a contatto erano giuste per loro figlio. L’optometrista Wendy Diddams ha affermato: “In genere i bambini sanno di essere in grado di fare ogni sorta di cose, ma i loro genitori li considerano assai meno capaci. Superare la convinzione dei genitori che i loro figli siano troppo piccoli, può essere una sfida ma, una volta superata, la gente non smette di dire quanto tutto questo sia stato positivo. C’è davvero questa barriera da superare”. L’optometrista e personal performance coach Sheena Tanna-Shah ha dichiarato che il più grande ostacolo che i professionisti principianti possono incontrare è la mancanza di fiducia riguardo all’adattamento delle lenti a contatto nei bambini al di sotto dei 14 anni senza una formazione o un’esperienza diretta. “E’ solo il fattore paura che gli ottici devono ancora superare”, ha riferito. “Nel mio caso, all’inizio, la barriera da superare ero proprio io”. Contemporaneamente il medico di medicina generale indipendente, Adrian Kite , ha riferito che il padre optometrista, che aveva conseguito l’abilitazione negli Anni Sessanta, non aveva mai applicato lenti a contatto in generale, tanto meno ai bambini. “La mia impressione è che non sia mai stato realmente trattato questo aspetto nella fase iniziale della sua formazione professionale”, ha dichiarato il medico. “Guardiamo allo sviluppo che le lenti a contatto hanno avuto da allora, è davvero fenomenale vedere quanto siano cambiate. Quindi sì, è vero, è stato quasi come avviare una nuova prassi professionale in termini di business delle lenti a contatto”. Le barriere che limitano le applicazioni delle lenti a contatto sembrano amplificarsi  quando ci si trova di fronte a dei bambini; ciò significa che a molti di loro non viene nemmeno prospettata questa possibile opzione correttiva. Una semplice formazione aiuterebbe, ha suggerito l’optometrista Ian Cameron, che ha anche dichiarato: “La penetrazione delle lenti a contatto nel mercato generale non è realmente quella che dovrebbe essere, quindi, se si comincia con una penetrazione non molto buona del mercato e vi si aggiunge questo timore che accada il peggio si tratta di lenti a contatto da applicare ad un bambino, allora ci troviamo in seri guai. L’altro elemento riguarda il rapporto con i bambini, non proprio eccezionale per gli optometristi in genere”. “Se esaminiamo la nostra formazione ci rendiamo conto di come non ci sia stato insegnato molto bene ad avere a che fare con i bambini, a differenza degli ortottisti i quali, in linea di massima, sono molto bravi. Ciò è dovuto in parte al loro tipo di personalità ma anche alla loro formazione professionale oltre al fatto che nell’ambito di una situazione clinica professionale si confrontano regolarmente con altri che hanno un buon rapporto con i bambini e dicono “Bene, allora è così che lo faccio poi”. Morven Campbell, responsabile dei servizi clinici presso gli studi optometrici indipendenti scozzesi Black & Lizars, ha dichiarato che è necessario avere fiducia sia nella gestione dei bambini sia nella conoscenza generale delle lenti a contatto. “Una delle maggiori difficoltà reali che le persone si trovano ad affrontare è il momento in cui si solleva la questione dell’applicazione delle lenti a contatto nei bambini e il fatto se si debba trattare tale argomento con i bambini, con il genitore o con entrambi”, ha aggiunto la Campbell. L’optometrista Andy Franklin, membro del team servizi professionali di Boots Opticians, ha affermato: “La strategia ideale è quella di coinvolgere nella decisione ed ottenere l’approvazione da entrambi. Indipendentemente che si riesca o meno, è comunque un’operazione che richiede una certa abilità professionale. Siamo di fronte a due aspetti che le persone trovano piuttosto difficili da affrontare(le lenti a contatto e i bambini). Il fattore principale che permette di superare questa difficoltà è l’esperienza e la capacità di capire che non c’è da avere paura, che si è realmente in grado di farcela e che alla gente piace”. Omar Hassan, responsabile dei servizi professionali di Vision Express, ha dichiarato che quando scelgono prodotti per la correzione visiva per i propri figli, l’ultima cosa che viene in mente ai genitori è il costo. “Ritengo che i genitori siano assai più accorti riguardo al costo quando devono acquistare le lenti a contatto per se stessi ma non quando si tratta dei propri bambini. Di solito hanno la percezione che le lenti a contatto rappresentino un tipo di soluzione, per cosi’ dire, rischiosa e vorrebbero quindi che andasse tutto per il meglio. Una volta superate le barriere sulle lenti a contatto, il costo è realmente l’ultima cosa di cui parlano”, dichiara.

Introduzione alle lenti a contattoBimbo.

Secondo gli esperti che hanno partecipato alla tavola rotonda, rivelatisi tutti concordi su questo punto, a parte le preoccupazioni del professionista e dei genitori, i bambini, come portatori, richiedono un introduzione delicata alle lenti a contatto. “A volte vale la pena semplicemente gettare il seme in modo da offrire tutte le possibili opzioni disponibili sin dalla più tenera età, proprio come si farebbe con un adulto”, ha aggiunto Diddams. L’optometrista ha quindi suggerito di offrire una mattinata di prova in modo che i bambini possano apprezzare direttamente i benefici delle lenti a contatto anziché sentirne solo parlare. “L’esperienza di poter uscire all’aperto una mattina ed essere in grado di vedere senza occhiali, a volte, può far cambiare idea al bambino e far sì che si renda conto del perché il proprio genitore desidera che porti le lenti a contatto”, ha aggiunto la Diddams. E’ stato detto che i genitori sono il motore trainante della scelta della correzione visiva dei loro figli, fino a quando questi ultimi avranno l’età necessaria per acquisire consapevolezza della propria immagine. Si è detto a tale proposito che è più probabile che siano i teenager a fare pressione sui genitori per mettere le lenti a contatto. in effetti, insieme all’autostima e allo sport, l’immagine che si ha di sé è stata individuata come uno dei principali incentivi che stimolano i bambini all’uso delle lenti a contatto. Ciononostante, secondo il Professor Evans, l’insorgenza dei comportamenti da bullo può verificarsi prima di questa acquisizione di autoconsapevolezza.

 

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